L'esorcismo è un aspetto della religione Cattolica di cui si parla poco ma che un tempo rivestiva una grande importanza sia dottrinaria che teologica. Non è sconfessato, né potrebbe esserlo. Ma è ormai qualcosa a cui non si accenna volentieri, che si lascia per lo più relegato nell'ombra. Lo si vede come non più al passo col mutato sentimento religioso. Tuttavia non è possibile rimuovere chirurgicamente il concetto del diavolo dal sostrato dogmatico della religione cattolica. Così come non è possibile parlare del diavolo senza parlare delle pratiche e delle liturgie intese a scacciarlo.
L'argomento è molto vasto e, va detto per inciso, non riguarda esclusivamente la religione cattolica. La pratica esorcistica è infatti presente e codificata anche in altre religione quali l'Islam e l'Induismo. Oltretutto sono vari i punti di vista sotto i quali può essere considerato: quello teologico-dottrinale, storico-liturgico, psichiatrico,... Qui ci limiteremo a un punto di vista relativamente inedito che è quello dell'utilizzo delle nuove tecnologie in connessione con le pratiche di esorcismo. E la nostra discussione sarà unicamente incentrata in ambito cattolico dato che è qui che oggi, pure su un argomento così poco dibattuto, si concentra il maggior numero di ragionamenti.
Il vero nucleo di questo articolo è il quesito se sia possibile praticare un esorcismo per il mezzo interposto di uno strumento di amplificazione o trasmissione di immagini e suoni. In altri termini: fino a che punto la presenza fisica, tangibile, a breve distanza, dell'officiante è un elemento essenziale del sacramentale religioso, in particolar modo del rito esorcista?
La celebrazione eucaristica
Facciamo un esempio in parallelo: quello della Messa cattolica. Si sarebbe tentati di chiudere sbrigativamente il discorso postulando che la presenza in vivo del sacerdote sia insostituibile. Tuttavia, pur non traendo conclusioni del tutto errate, si commetterebbe ugualmente una leggerezza. Che dire, infatti, delle messe, eventualmente celebrate da vescovi, cardinali o dallo stesso Pontefice, in cui le parole degli ufficianti arrivano alle ultime file soltanto per il mezzo di microfoni, altoparlanti e sistemi di diffusione vari? Vogliamo forse intendere che la liturgia sia efficace soltanto per i pochi fedeli che partecipano avendo sentito la viva voce degli officianti dalle prime file e solo una devota forma di preghiera per gli altri?
Ci aiuta a far chiarezza su questo punto un pronunciamento delle gerarchie cattoliche: "Per la natura e le esigenze dell’atto sacramentale non è possibile equiparare la partecipazione diretta e reale [alla Messa] a quella mediata e virtuale (Comunicazione e Missione. Direttorio sulle comunicazioni sociali nella missione della Chiesa, 2004, n. 64)"
Ma qui il nodo centrale della discussione, è bene sottolinearlo, verte sul concetto di partecipazione. Che è cosa ben diversa dal concetto di somministrazione di un esorcismo. In un caso si concelebra; tanto è vero che, per partecipare a una messa cattolica, occorre essere battezzati, atto con cui si viene resi, secondo il catechismo: Re, Sacerdoti e Profeti. Se non si fosse Sacerdoti, infatti, non si potrebbe pienamente partecipare a una celebrazione eucaristica. Si potrebbe, al più, assistervi.
In particolare, nel caso dell'ascolto di una messa tramite lo strumento televisivo, non si può arrivare oltre l'assistere a una messa, non al parteciparvi. Non si assolve quindi, sia detto per inciso, al precetto, che è, per l'appunto, quello di partecipare.
Torniamo ora all'esempio dello stadio: che cos'ha di diverso la fruizione delle prime e delle ultime file? Non certo l'ascolto amplificato delle parole dell'officiante. Non è questo un elemento di distinzione. Aver ascoltato la viva voce dell'officiante o averla ascoltata per il tramite dei microfoni e altoparlanti porta a una differenza irrilevante se messa a confronto con il fatto che tutti gli astanti possono comunque interagire, comunicarsi e, di fatto, partecipare.
Quindi la differenza, nel caso di una messa teletrasmessa, risiede nell'impossibilità di effettiva partecipazione liturgica dei fedeli e non nella alterazione del messaggio tramite strumenti di riproduzione audio/video. Il messaggio rimane intatto e la sua cifra non è data da una valutazione fonometrica, ma dalla capacità di trasmettere parole e messaggi.
Differenze con l'esorcismo
Discorso diverso merita il rito esorcistico, nel quale la parola è insieme strumento e oggetto in sé. Come lo è l'orecchio e la ragione della persona sottoposta al rito. Non c'è quindi un medium tangibile come l'Eucaristia. Se l'Eucaristia non può ovviamente essere condivisa in video, la sola parola può invece essere trasmessa con appositi strumenti tecnologici nella sua pienezza.
Sulla scorta di queste proposizioni teologiche, ancora in corso di verifica da parte delle più eminenti scuole di teologia cattolica, sono in corso di sperimentazione, pur se con limitatissime esposizioni mediatiche, nuove tecniche di esorcismo che utilizzano il supporto di strumenti come Tablet e persino Cellulari per la trasmissione e la diffusione di preghiere e formule di rito. Lo scopo è quello di sopperire alla relativa scarsità di esorcisti in attività e di poter portare il rito esorcistico anche a distanza, in ogni luogo in cui serva.
Proseguendo il paragone con l'eucaristia, se è vero che solo il sacerdote può consacrarla, è vero che anche religiosi o laici possono in alcuni casi portarla a malati o comunque farsene in qualche modo "strumenti di trasporto".
Sulla scorta di questo esempio, in un seminario belga di Louvain è nata l'idea di utilizzare le più moderne tecniche di trasmissione del suono e dell'immagine per praticare riti di esorcismo. Chiaramente occorre un vescovo o un religioso debitamente autorizzato per celebrare il rito. Tuttavia non ci sono limiti teologici al fatto che la sua voce possa essere trasmessa a distanza. Né limiti, secondo Padre Amadou Bapassié, alla sua validità.
"Noi siamo partiti dai fratelli indemoniati della diocesi di Mbanza-Ngungu, in cui abbiamo alcuni missionari. Non dalla teologia. Che è come dire che siamo partiti dalla malattia e dalla sofferenza, non dalla cura. E abbiamo inizialmente pregato insieme ai nostri fratelli.
Quindi è successo, molto umilmente, che ci siamo sentiti dire che queste preghiere ottenevano risultati di alleviare la sofferenza delle possessioni. Da qui a sperimentare, e devo ammettere con successo, un rito esorcistico tramite un collegamento in diretta con un Tablet, il passo è stato sia breve, sia naturale. Naturale nel senso che ci sembrava immediato vedere se si poteva fare qualcosa per aiutare."
Ciò che Padre Bapassié non dice è che le guarigioni si sono succedute in gran numero, nel giro di poco tempo. La voce si è sparsa e ci sono stati 18 casi di esorcismi praticati con successo, di cui ben 4 senza alcuna ricaduta nei mesi successivi. Tanto che le gerarchie cattoliche belghe e congolesi non hanno potuto fare a meno di interrogarsi sul fenomeno, sulla sua validità sotto il profilo clinico e infine sulla sua accettabilità liturgica.
Una primissima e cauta risposta è arrivata dal Santo Uffizio la settimana scorsa, sotto forma di una esortazione alla prudenza. Non quindi una esplicita autorizzazione a procedere ma semplicemente una raccomandazione a non violare alcuno dei precetti del "De exorcismis et supplicationibus quibusdam", sia pure nella forma del 1614 e non in quella riveduta del 1998. Il che è apparso, ai più, come una implicita ammissione di liceità.
Critiche e sviluppi
Di tutt'altro avviso monsignor Tirelli che ammonisce duramente:
"Ma voi accettereste di sottoporvi a una seduta di psicanalisi al telefono? E badate che parlo di psicanalisi clinica, quindi di ragione e scienza. Quali ragioni ci potrebbero essere per rifiutarsi? E allora, andiamo, nel caso di un sacramento perché mai dovremmo essere più faciloni?"
L'influente prelato non si scaglia direttamente contro Padre Bapassié né prende le distanze dai pronunciamenti del Santo Uffizio. Ma gioca appieno il suo ruolo di voce contro quando arriva, quasi sotto forma di spauracchio, a proporre questo possibile scenario:
"E che dire rispetto all'inversione della comunicazione? Se ammettiamo che l'esorcismo sia possibile attraverso la parola mediata perché mai non immaginarci che anche a rovescio esso possa funzionare? E cioè che la possessione stessa possa avvenire per il mezzo di strumenti di diffusione della parola?"